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Ed insieme a Natale e Capodanno, per gli studenti dell’Albertelli anche l’occupazione è ormai tradizione. A metà novembre, come accade ormai da anni, la nostra scuola è stata protagonista di una mobilitazione che ha visto gli studenti prendere posizione su temi cruciali per il nostro futuro: dalla qualità governative alle questioni sociali più urgenti.
In particolare la motivazione principale dell’occupazione era il voler mostrarsi contrari al comportamento del governo rispetto agli avvenimenti geopolitici attuali, piuttosto che alla dirigenza scolastica in sé.E così il cortile si è trasformato in un luogo di dibattito e di confronto mentre le aule in laboratori creativi. Ma qual’è stata la modalità d’occupazione? Per capirlo, abbiamo intervistato una delle protagoniste di questa esperienza, intervistata durante il quarto giorno di protesta, subito dopo l’accordo raggiunto tra la preside ed i rappresentanti.
Ci troviamo nell’Albertelli occupato, al quarto giorno di occupazione, e siamo qui con Nadin per capire come si sono svolte le trattative con la preside. Allora Nadin, come avete reagito al comunicato che è stato emanato dalla preside?
Nadin: È chiaro che siamo stati presi un po’ di sorpresa, non ce l’aspettavamo: però d’altra parte sapevamo che la preside aveva i suoi obblighi. È chiaro che ho provato un po’ di rabbia inizialmente, perché ho detto: “Dai ci abbiamo parlato fino al giorno prima, non sembrava essere questo l’obiettivo!”, però d’altra parte, razionalmente, mi sono resa conto che ha i suoi doveri, ha bisogno di mostrare serenità e rassicurazione ai genitori che sono contro, ma in generale a tutti i genitori e ai professori; quindi noi siamo usciti con l’obiettivo di far capire che volevamo continuare le trattative e trovare un accordo. Infatti, così è stato, con nostra grande sorpresa: con molta sincerità io non mi aspettavo quel clima che ho trovato, soprattutto da parte della preside, che ringraziamo moltissimo. Noi pensavamo ci sarebbe stato uno scontro, ma in realtà così non è stato. Non è partita neanche la denuncia, e per la prima volta posso dirlo; non so in quante occupazioni di Roma sia successo, e questo dimostra una grandissima fiducia anche da parte sua. I professori, ma anche i genitori che c’erano, a parte qualcuno (perché è normale), ci hanno difeso. Con i docenti abbiamo avuto un dialogo molto aperto dove ci siamo scambiati le nostre idee, e siamo stati anche più contenti quando magari un professore ci è venuto a dire, senza attaccare, perché noi dovevamo accettare l’autogestione, perché dovevamo continuare l’accordo, o perché dovevamo mantenere la calma. Abbiamo preferito questo tipo di opposizione allo scontro che c’è stato fino all’anno scorso all’Albertelli, dove noi eravamo di mezzo a una situazione caotica tra preside e professori. Quindi sì, la reazione è stata all’inizio di sorpresa, però poi ci siamo resi conto che era tutto molto tranquillo. Infatti al di fuori della scuola la situazione è stata particolarmente calma, c’è stato molto dialogo: siamo soddisfatti Adesso sto parlando io, che ora sono quella intervistata, ma parlo anche a nome di noi rappresentanti: abbiamo riconosciuto l’impegno da parte di tutti.
Uno degli obiettivi degli occupanti è stato superare il weekend per arrivare alla settimana successiva. Perché questa decisione?
Nadin: Allora come dici tu, diciamo che il problema più grande che avevano posto sia la polizia che la preside e i professori è stata la preoccupazione del sabato: allora noi diciamo che non si pensava nemmeno (attraverso anche un pensiero popolare di tutti gli occupanti) di organizzare un’occupazione senza mettere in mezzo il weekend, perché noi avevamo dei corsi prefissati che arrivavano -con molta sincerità- fino a martedì, però scendendo a compromessi abbiamo deciso di distribuirli con le assemblee, oppure con l’autogestione, e perciò ci siamo organizzati per il weekend. Siamo partiti dal presupposto che in questa occupazione non sarebbero stati fatti danni: c’è una grande organizzazione -non so se avete notato- ed è una cosa di cui siamo molto fieri. Tutti sono molto volenterosi. Non è la prima occupazione a cui partecipo, e mi sono resa conto del grandissimo cambiamento che c’è stato, insieme alla responsabilità che ci siamo presi di affrontare il weekend, una cosa molto difficile perché arrivano molti esterni da gestire, devi saper dire: “No, tu non puoi entrare”, poi la gente che magari beve…Però fino adesso non c’è stato nessun danno, non abbiamo avuto nessun problema. Durante il dialogo abbiamo cercato di rasserenare il più possibile la preside, che magari non era abituata a questo tipo di situazioni, e abbiamo cercato anche un dialogo con i professori che ci conoscevano da più tempo e che invece erano stati più abituati alle occupazioni: alla fine siamo giunti a un accordo. Abbiamo fatto capire che noi siamo organizzati per reggere il weekend, a parte qualche difficoltà un po’ emotiva, di stress, è stato tutto tranquillo: sta andando tutto bene. Volevo spargere il più possibile il nostro messaggio politico.
Riguardo invece alla contrattazione con la preside, ci hai detto prima che il clima di (sabato) mattina era molto diverso rispetto a quello che effettivamente è accaduto. Puoi spiegarci meglio come è effettivamente andata con lei?
Noi eravamo completamente sfiniti dalla situazione, non eravamo preparati a questo venirci incontro, e dall’altra parte la preside aveva tante responsabilità a cui doveva rispondere. Lei ci ha fatto capire questo: abbiamo deciso di andarle incontro perché abbiamo preso la scelta matura di aiutare questa scuola, infatti credo sia un messaggio che sia passato. Ci hanno fatto tantissimi complimenti per la decisione che avevamo preso, soprattutto per ciò che è uscito da questa occupazione e da questa trattativa, davanti alla responsabilità e ai doveri che ha la preside; ma non solo lei, anche la segreteria della scuola tra bandi, attività e cose burocratiche da organizzare, perché so che stanno organizzando tantissimi corsi che devono uscire. Riguardo a questo interrompere il servizio, (perché alla fine l’occupazione è un’interruzione di servizio), e fermare i professori e tante persone che stavano lavorando per noi (e ci tengo a specificare per noi perché è oggettivo che le persone che sono rimaste in questa scuola sono coloro che hanno amato l’Albertelli): io so che tutti si stanno impegnando, so di gente in segreteria che lavora continuamente, qualcuno che fa più di un lavoro, ognuno nel suo si sta impegnando per organizzare più cose possibili per risollevare l’immagine della scuola, quindi noi rappresentanti ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto: nonostante avessimo organizzato fino a martedì, per quanto dovessimo lanciare il messaggio politico e ci fossimo prefissati di rispettare i tempi, tutto questo non contava più perché contava il bene della scuola. Più che altro, se noi avessimo deciso di non accordarci con la preside e di non andarle incontro, sapevamo che ci saremmo messi contro alcune persone tra cui i professori e la preside stessa, ma soprattutto sarebbe stato un messaggio completamente diverso da quello che volevamo mandare, perché nel comunicato c’è scritto che noi non abbiamo occupato contro la dirigenza scolastica come è successo l’anno scorso. Quest’anno è stata un’occupazione totalmente politica quindi non volevamo dare un’impressione diversa da quella di cui abbiamo trattato nel documento. La preside ci è venuta incontro e forse non troveremo mai una persona che ci è venuta incontro come lei. Ci ha proposto un’autogestione per continuare questi corsi e soprattutto si è mostrata volenterosa a “ribaltare” un sistema scolastico che presuppone un’educazione frontale in cui l’insegnante spiega e gli alunni ascoltano e lei è la prima a voler cambiare le cose, quindi noi non ci sentivamo di opporci a ciò, perché ci avrebbe fatto solo del male.
Siamo felici che questo obiettivo comune abbia permesso di trovare un accordo.
Nadin: Eravamo contentissimi. Posso dire che alcuni di noi si sono messi a piangere? C’è una nostra foto che ci siamo fatti scattare fuori dal bar dove Anita e Alice piangono, Natarelli sfinito, io non capivo niente, vi giuro non ho elaborato un pensiero, i miei neuroni non lavoravano più. Ero lì che ascoltavo insieme al Pistilli mentre cercavo di mediare la situazione. Comunque noi siamo i primi ad essere contenti di come è uscito fuori questo lavoro che è stato il frutto di tantissimo impegno. Speriamo, anzi, ci impegneremo (ma dico comunque “Speriamo” perché non si sa mai come andrà) affinché arrivi a tutti questo messaggio e che si raggiunga questo obiettivo. Spero si sia sentito.
Grazie!
Manfredi Monti e Bianca Tiberia