Misoginia all’interno dei fandom
La misoginia affonda le sue radici nelle più antiche culture fra quelle che noi consideriamo civilizzate e anche oggi non ci abbandona, nonostante secoli di lotte per dimostrare che le donne sono umane come gli uomini e che forse non si meritano tutto questo bombardamento di odio irrazionale. Già nel V secolo a.C. spiccano dei topoi letterari misogini in storiografia, oratoria e teatro, per poi allegarsi ai vari altri generi. Oggi ne abbiamo una concezione diversa e la rappresentazione della misoginia mette questo concetto maggiormente sotto una luce negativa, ma questo non lo cancella, e quindi deve essere trovato in luoghi diversi. Una componente importante dei contenuti mediatici è il pubblico e la percezione che esso ha del prodotto in sé, ed è così che sorgono alcuni problemi.
I fandom si riuniscono su varie piattaforme: dai social come Pinterest e Tumblr ai siti online di fanfictions o forum, dove condividono teorie e pensieri, discutendo delle azioni dei loro personaggi preferiti. Sebbene sia normale che a qualcuno non possa piacere una figura in generale, questa antipatia diventa problematica quando legata al fatto che il personaggio sia donna e quando la sua figura è presa di mira per caratteristiche che sono canonicamente associate alla femminilità. Questo fenomeno è quindi molte delle volte un qualcosa che non è presente nei media, ma dall’interpretazione dei fan, una vilificazione di queste figure perché femminili. Non che queste colpe non possano effettivamente essere motivi di disprezzo, la problematica sorge quando sono pretesto per odiare quando non ce n’è bisogno.
Uno dei casi più conosciuti nel panorama della letteratura per ragazzi è nella celeberrima saga di “Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo”, dove il personaggio di Rachel Elizabeth Dare è considerato negativo per colpe inesistenti e riceve odio, in maniera preoccupante, soprattutto dalla fetta femminile degli apprezzatori dei libri. Introdotta nel terzo volume come personaggio secondario, sviluppa una cotta per il protagonista ed ha atteggiamenti espliciti al riguardo, e viene quindi odiata, perché si va ad opporre all’interesse amoroso del protagonista, Annabeth, presente sin dal primo volume e che risulta di solito più apprezzata, poiché di carattere maggiormente logico, amante dei libri, cose in cui un lettore si può rivedere in maniera più facile. Infatti la cosa più triste è il fatto che Rachel sia vista, azzerando il suo personaggio e altre funzioni che può avere, come il pericolo, qualcosa che non deve piacere, una rappresentazione della diffidenza fra ragazze. Quindi, dove per un ragazzo potrebbe risultare come un’interruzione neanche troppo fastidiosa, se male interpretata, può essere vista come modello di istigazione alla distanza, perché “una come lei poi ti ruba il ragazzo”. Non che sia assolutamente impossibile, ma non abbastanza da giustificare questa paura. Proteggere ciò che pensiamo ci appartenga è un istinto naturale, ma non è l’odio la risposta. Sarà Taylor Swift, dentro il suo ottavo album “Folklore”, ad argomentare che non c’è colpa in questo terzo lato del triangolo, la cattiveria che è più facile accostare alla figura che cercare di comprendere.
Simile destino è capitato anche al personaggio di Kikyo dal manga ed anime “Inuyasha”, anche se l’odio ricevuto all’interno della community risulta maggiormente insensato nel primo dei due media. Infatti bisogna prendere in considerazione come nella versione animata lei sia stata resa più crudele e suoi atteggiamenti ambigui abbiano assunto una connotazione puramente negativa, mentre in quella cartacea ha solamente l’enorme colpa di essere innamorata del protagonista maschile e di cercare di far valere questi sentimenti, comportamenti che sono invece giustificati nella protagonista. Va poi pensato come le due, in realtà, non si odino fra loro, ma è il pubblico che le mette l’una contro l’altra accanitamente. Questo non vuol dire che si debba perdonare ogni sua azione perché è un personaggio femminile, ma andare bisognerebbe comprendere quali colpe ha davvero.
Di maggiore popolarità è sicuramente il caso della versione statunitense di “The Office”, dove il personaggio di Pam Beasley, criticato aspramente dai fan per varie ragioni, ha ricevuto numerose critiche per la scelta che compie nella quinta stagione, ovvero di mettere i sogni che ha rimandato a lungo prima di tutto andando a New York qualche mese per studiare design e lasciando il fidanzato nella cittadina da cui provengono. Come l’attrice stessa ha fatto notare in un episodio del podcast ‘Office Ladies’, che intrattiene con una sua amica e co-star nella serie Angela Kinsey, quando invece una decisione simile viene presa da un personaggio maschile e popolare fra gli spettatori, decisione che avrebbe implicato il lasciare regolarmente e per lunghi periodi moglie e due figli piccoli, quella era stata considerata una cosa giusta. Questa convinzione è radicata nel pensiero purtroppo diffuso che le donne debbano essere disposte a sacrificare più degli uomini nei loro vari campi e non possano lamentarsene, come mostra uno studio condotto (Da Gabriela Ortiz-Martínez, Patricia Vázquez-Villegas, María Ileana Ruiz-Cantisani, Mónica Delgado-Fabián, Danna A Conejo-Márquez e Jorge Membrillo-Hernández) nel 2023, pubblicato dall’Istituto Nazionale di Salute del governo degli Stati Uniti che prova come le ragazzine siano spinte a conformarsi nella società rinunciando agli interessi personali, in particolare in STEM.
Un ulteriore caso proviene dalla serie animata “Avatar: l’ultimo dominatore dell’aria”, che nonostante abbia come target un pubblico bambino risulta ottimo per ogni età. È infatti dal pubblico più grande che proviene l’odio, concentrato solitamente sulla figura di Katara, uno dei personaggi centrali. La ragazza è criticata per la sua natura troppo protettiva e materna, causata dal fatto che abbia a lungo dovuto crescere il fratello e prendersi cura del padre, e per le sue azioni ipocrite, perché non sia mai che un personaggio sia realistico e abbia difetti. In particolare la prima ragione è fondata sul fatto che si senta responsabile per la morte della madre, avvenuta quando aveva solo nove anni, e la tendenza a portarlo alla luce spesso: questo tipo di reazione, a quello che effettivamente è un profondo trauma, è vista come un eccesso di sentimentalismo e attaccamento al passato, quindi tipico della sfera dell’irrazionalità, femminile. Odiare questo aspetto vuol dire inoltre non aver capito nulla del cartone, noto anche per lo sdoganamento dell’ideale del personaggio maschile frigido tutto il tempo e sul rispetto acquisito verso le donne.
Questo stesso universo è poi stato allargato con uno spin-off, chiamato “La leggenda di Korra”, in cui la protagonista stessa è centro di discussione, odiata, per ragioni simili ma anche diverse che dimostrano perfettamente l’irrazionalità di questo atto, nonché come le donne non possano vincere in alcun caso. Le caratteristiche di Korra che escono fuori sin dal primo episodio sono l’impulsività, l’orgoglio, e la tendenza alla violenza. Accantonando per un attimo il pensiero che il pubblico sembri chiedere ‘personaggi più complessi’ senza essere pronti ad accettare neanche lei, è curioso notare come queste caratteristiche, se viste in qualcuno di sesso maschile, non sarebbero viste così male e in effetti sono di solito associate a figure maschili. Senza dubbio queste sono però associate alla sfera irrazionale, ma mentre negli uomini sono rappresentate come istinti naturali non modificabili, perché per le donne sono invece peccati e caratteri da domare? E, mentre per la maggior parte delle volte Katara non risulta piacere alle ragazze, per Korra è il contrario e sono i fan maschi a non approvare questa sua caratterizzazione, in cui conosce, forse sovrastima anche, il suo valore. Consideriamo poi che Korra non convinceva neanche la Nickelodeon, che non pensava che i ragazzini avrebbero guardato una serie dove la protagonista era una ragazza, in particolare se in una relazione con un altro personaggio femminile.
I media sono una riflessione del nostro mondo, di cosa creeremmo se potessimo, quindi anche la nostra reazione ne è collegata. Come nella realtà le donne vengono odiate, a voler dire solo questo, purtroppo lo sono anche nei media, che questi siano fittizi o reali. Non importa la causa, bisogna eradicare questo tipo di convinzione, che penalizza il 49,5% della popolazione mondiale.
Elisa Aliboni VC