Ipersessualizzazione dei minorenni nei media
“Cresci bene, che ripasso fra un po’’” è solo una delle molte disgustose frasi legate alla tendenza dell’ipersessualizzazione dei minorenni, che risulta estremamente fuorviante e pericolosa, attirando l’attenzione di numerose organizzazioni quali Telefono Azzurro, Save the Children, e varie governative, come il Consiglio Europeo.
Come parola dalle molteplici sfumature, è stato deciso dalle Nazioni Unite nel 1989 che per bambino si debba intendere ”una persona d’età inferiore ai diciotto anni” e i loro diritti sono stati stabiliti nella convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, a difesa nei vari conflitti, includenti anche contro lo sfruttamento sessuale e pedopornografia. Allora perché giustifichiamo azioni quali la rappresentazione di scene a carattere sessuale nei media come libri e serie TV, film, sia che li coinvolgono sia per prodotti destinati a loro? Specialisti indicano che questo tipo di fenomeno ha effetti considerevoli sulla psiche, fra cui impatto negativo sull’autostima, benessere, relazioni, pari opportunità, e perfino risultati scolastici e, anche se il fenomeno è nato prima dell’avvento dei media stessi, oggi non si possono dividere da questi per la maniera in cui la perpetuano.
Ormai sempre più presto veniamo introdotti a questo tipo di contenuti, questo, aggiunto al fatto che le ragazze stiano entrando sempre prima nella pubertà, porta ad un ampliamento del pubblico che poi si riflette anche su cosa verrà presentato. Oggi in Italia l’età media a cui è indicata l’attuazione di un rapporto completo è fra i 16 e 17 anni, ma l’esposizione comincia spesso molto prima, e per quanto questo possa sembrare giustificato dalla tempesta di ormoni dentro ognuno di noi a quest’età, questi media sono spesso prodotti da chi da questa fase ne è già uscito da un pezzo e ciò si aggiunge all’inquietante. Numerosi esempi possono venire in mente, come la serie TV Pretty Little Liars, che non si può nascondere dietro l’essere volutamente brutta per scene intime fra minorenni e maggiorenni, con evidenti squilibri di potere, dove non solo vengono normalizzate queste dinamiche di intimità, ma addirittura romanticizzate, come se gli spettatori dovessero volere qualcosa di simile e aggiungendo un ulteriore strato di disagio alla rappresentazione di teenagers che hanno sesso vendicativo, non consensuale, o protetto in vari punti. E dovremmo puntare sul fatto che questa cosa proviene da un libro, che è stato scritto e approvato da adulti, per poi essere passato in mano ad altri adulti che hanno pensato andasse bene per una serie per adolescenti. Un’altra eclatante storia riguarda la saga letteraria di Serpente and Dove, i cui i personaggi risultano avere 18 anni, o almeno così nella versione finale. Infatti in quella originale erano completi adulti, spinti ad essere resi più giovani dall’editore americano, anche se l’opposizione a questo dell’autrice li ha resi solo 18enni, per attrarre una maggiore fetta di pubblico che lo young adult, come genere letterario, ha. E il punto principale è che per molti l’enfasi va sul fatto che quest’età sia appena stata raggiunta e a malapena, come a voler sottolineare l’aria di giovinezza, ma rispondendo che è legale e quindi non gli si può tecnicamente dire nulla. L’etichetta young adult, traducibile con giovani adulti, ha subito uno shift poderoso nel corso degli anni, infatti da semplice indicatore dell’età a cui questi prodotti, in particolare libri, erano consigliati, cioé dai 13 ai 18 anni, è divenuta una strategia di marketing per ovviare alle mancanze del genere per adulti e quindi i contenuti hanno cercato di incontrare i gusti poi del nuovo pubblico, mantenendo l’età dei più piccoli protagonisti e non considerando che la fruizione dei giovani e giovanissimi non si è mai interrotta.
Va fatto notare che ci sono media dove la rappresentazione del sesso fra minorenni lo affronta in maniera sana, come la graphic novel Heartstopper e la serie tv Sex Education. Questi infatti hanno la peculiarità di avere fra i temi centrali, lungo la crescita e ricerca personale, quella dell’amore e delle espressioni fisiche di questo, e quindi c’è una volontà di trattarli come cose reali, normalizzarlo per il lettore, ma rendendolo consapevole. È per questo che il termine chiave è ipersessualizzazione, perché è la rappresentazione che potrebbe essere evitata e che risulta eccessiva. Questo tipo di tematica non deve quindi essere completamente cancellata di per sé, ma trattata colla stessa delicatezza che si ha nella realtà, in quanto i media hanno sia funzione di escapismo, senza scordarsi che possono creare un’impressione e hanno sempre un fondo di responsabilità nel contenuto proposto. C’è anche chi dice che essendo i media per la maggior parte provenienti dall’immaginario dei loro autori, non può essere posto allo stesso livello della realtà ma, in un mondo in cui siamo continuamente circondati e condizionati da quello che ci viene detto, non si può cancellare l’importanza che questi hanno avuto e ancora hanno. E se vogliamo spostarci su questo piano, non vediamo altro che numerosi altri effetti e conseguenze, che sono perpetuati da decenni. Brooke Shields, famosa attrice che comincia negli anni 70’, sin da quando era bambina, ha subito uno sfruttamento della sua figura, basata sulla sua innocenza fanciullesca per contenuti espliciti, e la cui problematicità è spuntata fuori solo anni dopo. Anche Britney Spears, dall’età di diciassette anni, ha subito accuse simili, che hanno causato poi crolli emotivi ed essere spinta a frequentare pub e drogarsi da una giovane età, seguita da Miley Cyrus, e altre stelle.
Quindi non solo attraverso libri o televisione, ma anche pubblicità, videoclip, altri tipi di social, tendiamo a promuovere un modello per cui sia uomini e donne sono entrambi spinti al coincidere col loro aspetto e ruolo sessuale; i minori si trovano coinvolti in questa spirale, sentendo il bisogno di uniformarsi, rendendolo un problema che, sì è popolare nei media ed è creato da altri, ma viene anche dai singoli individui nei confronti di loro stessi e intende un problema maggiore nella società, connesso ad altri campi.
Elisa Aliboni VC